giovedì 23 aprile 2009

Rosso come..

Pagando psicanalisti per trovare un senso alle intermittenze del mio cuore.
Nella memoria ho ancora troppi sapori da dimenticare, vedere le cose in modo oggettivo e l'esteriorità, mentre io filtro incubi e sbroglio i punti oscuri nel mio tempio maledetto. Nella mia follia tutto è relativo, baratto la realtà con illusioni e sogni, il paradosso è che sono pienamente razionale eppure dentro di me qualcosa non va per il verso giusto, ho deviato la traiettoria della mia personalità e ora mi ritrovo alla guida dentro ad un bosco buio con tutte le foglie sul vetro, incontrollabile. Ho scomposto e deformato il mio ego senza una logica precisa, solo accostando colori e forme, gabbie di matti dove le maschere prendono vita, siamo una commedia di attori che personificano le parti mentre la crisi umoristica decade sempre di più. C'è un clima di instabilità che fa da sfondo alla mia vita disagiata, il grigio prende il soppravvento ma quando vedo il verde mi sa proprio da speranza, rosso come il sangue, rosso come il cuore, rosso come il mattone, rosso come la lingua, ti ricordi il gioco?
E' surreale come ci connettiamo nello stesso livello di delirio quando ci strafacciamo di sostanze tossiche, il nostro culto di valori semplici come pagarci da mangiare e offrire sempre l'ultimo bacio, è ben coltivato come coltiviamo le nostre piante di ganjia, mi rovesci la fortuna e mi sento al margine della mia stabilità interiore, sono la protagonista di un viaggio senza fine, troppe spinte e troppi ruoli da interpretare. Dici che non ho pudore e ti illumino il giorno come una stella deficiente, poi andremo in Olanda a olandarci un pò, poi basta solo farsi il viaggio che già ti prende bene, tra le crisi di autismo e le risate al gusto di maria, tra il carburante che sono le gambe e i fogli di poesie prima di suicidarsi, e volevo scrivere un libro intitolato "Il malocchio dei semafori", la trama avevi detto ti invoglierà a leggerlo, ma poi abbiamo troppo poco tempo per fermarci a respirare, solo quando scrivo metto in pausa la mia vita. Adesso il nero si attacca alle mie dita perchè sono mancina e passo sopra a ciò che scrivo, mi piace, è come se si imprimesse sulla pelle il ricordo di essermi fermata a scrivere, come se fosse parte di me, e poi tutti i più grandi artisti sono mancini. Posso solo lasciarmi qui, perchè ho il francese che mi attende. A volte penso di non potermi esaurire mai.

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